In due mesi raccolte 4 tonnellate di rifiuti marini a Porto Garibaldi
Comacchio. Oltre quattro tonnellate di rifiuti marini, perlopiù derivati dalle attività di pesca e acquacoltura, raccolte in due mesi di monitoraggio. In totale 15.039, per il 99% materie plastiche. Il restante 1% è composto da materiali tessili, gomma, carta e cartone e metallo.
Sono i numeri ottenuti a Porto Garibaldi del progetto sperimentale Fishing for Litter, partito nel 2018, che vede coinvolti Legambiente, Clara spa, la cooperativa “Piccola Grande Pesca Op”, la cooperativa “Tecnopesca” società cooperativa Arl, la Capitaneria di Porto e l’Amministrazione comunale nel collaborare per affrontare l’emergenza rifiuti nei nostri mari.
“L’origine dei rifiuti raccolti è da attribuire principalmente alle attività produttive di pesca e acquacoltura (81%) – spiegano dal Legambiente – come calze per mitili, nasse, reti, cime, boe e altri attrezzi per la pesca. Il 7% è attribuibile alla categoria Food&Drink, il 6% al packaging e il 4% è costituito da shopper di plastica”.
Una tendenza che non sembra arrestarsi e che conferma non solo la forte presenza di rifiuti nei nostri mari, ma che ancora una volta vede la plastica farla da padrona fra i materiali rinvenuti.
Se comparati poi ai risultati del monitoraggio della scorsa edizione, i dati sembrano registrare un aumento della presenza di rifiuti in mare: l’anno scorso in sei mesi sono state raccolte e censite 10,4 tonnellate di rifiuti, quest’anno in soli due mesi siamo quasi alla metà, con un totale di 4.102,03 kg di rifiuti avviati a corretto smaltimento.
Come per le scorse edizioni, la maggior parte dei rifiuti plastici è da attribuire alle attività produttive di pesca e acquacoltura (81%), soprattutto nei mesi autunnali, in seguito all’intensificarsi delle mareggiate che smuovono dal fondale tali rifiuti. Infine, tornano protagoniste le calze per l’allevamento dei mitili – precisamente il 77% della plastica totale – che finiscono sul fondale piene e quando si svuotano risalgono verso la superficie smosse dalle correnti. Fondamentale in questo senso l’ottimo rapporto avviato già dall’anno con gli allevatori di mitili, che supportano il progetto conferendo le calze una volta ritornati al porto e quindi permettendo il loro corretto smaltimento.
Per portare all’attenzione anche dei più giovani il problema dell’inquinamento marino, il circolo Legambiente Delta del Po ha voluto coinvolgere nel monitoraggio anche alcune classi dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Remo Brindisi”, che hanno avuto modo di prendere parte attivamente alle operazioni di recupero e censimento dei rifiuti insieme ai volontari.
“Quello di Porto Garibaldi è un progetto molto importante, che riesce a coniugare l’attività di recupero di rifiuti con la sensibilizzazione sia degli imprenditori che lavorano in mare sia della cittadinanza. – dichiara Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna – Manca l’ultimo anello della catena, ovvero il recupero dei materiali plastici raccolti per generare materia prima seconda; ci auguriamo che quanto prima si possa trovare una realtà in grado di supportarci in questo ultimo passaggio”.
“L’aumento di rifiuti dispersi in mare conferma come siano urgenti sinergie sempre più concrete per limitare i danni provocati dalla plastica all’ecosistema marino e collaborare alla creazione di un modello di sviluppo più sostenibile – dichiara Alfredo Amman, direttore generale di Clara spa – la società è impegnata sui temi ambientali, ed anche quest’anno abbiamo aderito con convinzione al progetto Fishing for Litter di Legambiente, che sa riunire enti pubblici e istituzioni, operatori del settore ittico, mondo del volontariato e della ricerca scientifica verso un comune obiettivo. La Società non può che auspicarsi una decisa accelerazione anche di strumenti normativi, come il Disegno di Legge SalvaMare, che permetterebbe di compiere fattivamente il passo decisivo sulle azioni di recupero in mare da parte degli Operatori del settore Ittico”.
“L’attività di Fishing for Litter ha gradualmente permesso di sviluppare consapevolezza e sempre maggiore sensibilità nei pescatori e nei coltivatori di mitili dell’Alto Adriatico – dichiara Marino Rizzati, presidente di Legambiente Delta del Po – Il nostro progetto, seppur sperimentale, ha dato loro modo di byapassare una normativa che li obbligherebbe a conferire i rifiuti che pescano accidentalmente nelle loro reti e pagare per questo conferimento. Oltre al monitoraggio poi, proprio iniziative come la nostra hanno portato alla proposta del decreto SalvaMare, che ribalta completamente il ruolo dei pescatori, riconoscendo il prezioso contributo che essi possono apportare nella salvaguardia dei nostri mari”.
Da: Estense.com