15/06/2022

Corvo indiano delle case – Granchio cinese

By Agriambiente - Ferrara

Entro il 31 agosto 2019 era obbligatorio denunciare da parte di privati il possesso di animali esotici inseriti nella lista ufficiale delle specie esotiche invasive di interesse Unionale di cui vige l’obbligo di denunciarne la detenzione.

In base al Reg. UE 1143/2014 – Reg. di esecuzione (UE) 2016/1141 – Reg. di esecuzione (UE) 2017/1263 (aggiornato al 26/04/2019) iniziamo a trattare gli animali inclusi, per renderli più facilmente identificabili.

Corvo indiano delle case

Il corvo delle case, anche noto come corvo indiano, corvo di Colombo o corvo collogrigio (Corvus splendens Vieillot, 1817) è un uccello passeriforme della famiglia dei corvidi, il nome scientifico della specie, splendens, deriva dal latino e significa “splendente”, in riferimento ai riflessi metallici del piumaggio. Misura 40-43 cm di lunghezza per 245-371 g di peso, il piumaggio è in linea di massima nero: fronte, faccia e gola sono di questo colore, così come dorso, ali e coda, che presentano inoltre sfumature metalliche purpuree. Il resto del corpo è invece di colore grigio scuro, che tende a scurirsi ulteriormente sul vertice e su ventre, sottocoda e parte piumata delle zampe, mentre la parte chiara della testa ed il collo tendono a schiarirsi nell’ardesia.

Il corvo delle case è un uccello onnivoro e molto opportunista, la cui dieta si compone indifferentemente di cibo di origine vegetale o animale, a seconda della disponibilità del momento. Questi uccelli si cibano praticamente di qualsiasi cosa: fra i cibi di origine vegetale vi sono bacche, frutta, verdura e granaglie, mentre fra quelli di origine animale vi sono insetti ed altri invertebrati, larve e piccoli vertebrati (topolini e scoiattoli, catturati scendendo in picchiata dall’alto, lucertole, gechi, serpentelli, uova, nidiacei, piccoli uccelli e finanche pipistrelli). Questi animali sono degli assidui frequentatori di discariche, bidoni dell’immondizia e mercati, dove rinvengono grandi quantità di cibo fra gli scarti e la spazzatura: i corvi delle case si cibano inoltre di carcasse, piluccando sia pezzi di carne sia eventuali larve di saprofagi ivi presenti: dopo aver consumato la carne di animali morti, questi uccelli sono soliti ingerire della sabbia.

Il granchio cinese

Wolhandkrab op een witte achtergrond met zijn vlijmscherpe snaren.jpg

Eriocheir sinensis, noto anche come granchio cinese o granchio peloso di Shanghai, è una specie di granchio fossorio della famiglia Varunidae. È una delle rare specie di granchi che si è adattata sia all’acqua dolce che all’acqua di mare, ma ciò avviene solo allo stadio adulto: può riprodursi solo in ambiente marino o fortemente salmastro. Una caratteristica che lo identifica è che parte delle sue chele sono ricoperte da una specie di “pelliccia” (meno appariscente nelle femmine e negli esemplari giovani). Il carapace è lungo fino a 9×8 centimetri, senza differenze di dimensione tra i sessi. La sua larghezza totale (comprese le zampe) può raggiungere i 30 cm. Le pinze anteriori, che sono più robuste nei maschi, hanno quattro grandi punte arrotondate che gli consentono di afferrare o sminuzzare le prede o il cibo. Le quattro paia di zampe sono lunghe e appiattite, foderate di pelo. L’adulto pesa dai 70 ai 200 grammi (anche eccezionalmente 400g). Il carapace è di colore variabile, generalmente brunastro, bordato di verde o marrone con una marezzatura scura e olivastra.

Come il gambero di fiume, è una specie dalle abitudini piuttosto troglodite, ma che può nascondersi anche nelle piante acquatiche o nelle sabbie e la ghiaia. Scava gallerie nelle sponde limose, profonde fino a 80 cm, che terminano in una “camera”. È una specie che tollera relativamente bene l’acqua inquinata, e che può quindi concentrare alcuni inquinanti nei propri tessuti. Può essere anche portatrice di una parassitosi, la zoonosi dovuta al Paragonimus westermani (o Paragonimus ringeri) un verme piatto che abitualmente parassita i cani, maiali e felini e che procura al’uomo una distomatosi polmonare caratteristica dell’Estremo Oriente. È una specie localmente molto invasiva (soprattutto negli estuari) che si è diffusa in Nord America ed Europa, viaggiando nelle zavorre delle navi. Dal 2000 è considerata una fra le cento peggiori specie alloctone invasive al mondo. Questo granchio è considerato una prelibatezza, è considerato dalla medicina cinese un alimento freddo.

Fonte: Wikipedia

In fine ricordiamo che la denuncia di possesso è obbligatoria ai sensi del decreto legislativo 15 dicembre 2017, n. 230, che adegua la normativa nazionale al regolamento (UE) n. 1143/2014 sulle specie esotiche invasive; queste, infatti, con l’entrata in vigore del decreto, non possono essere detenute, allevate, commercializzate, cedute, scambiate, o poste in condizione di riprodursi e nemmeno rilasciate in ambiente. I possessori di animali da compagnia appartenenti a specie esotiche invasive, non utilizzati a scopo commerciale, possono continuare a custodirli fino a fine vita a condizione di denunciarne il possesso al Ministero dell’Ambiente entro i termini stabiliti dal decreto e di adottare opportune misure per impedire la fuga degli animali e per impedirne la riproduzione. Per la denuncia basta compilare, con l’eventuale aiuto del proprio veterinario, il modulo (937.13 KB) e inviarlo al Ministero dell’Ambiente. L’attestazione dell’invio, tramite PEC, fax o raccomandata, autorizza automaticamente il proprietario a continuare a detenere il proprio animale da compagnia. La ricevuta della PEC, fax o raccomandata attesta l’avvenuta denuncia.

Da: Regione Emilia Romagna